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Cura del verde
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Aridocoltura: come coltivare senza acqua

Usare meno acqua, usarla meglio

Cos’è l’aridocoltura? È l’insieme delle tecniche messe in pratica fin dall’antichità in zone aride, ad esempio quelle mediterranee, per coltivare senza irrigazione e con piogge minime. In senso più ampio oggi per aridocoltura si intendono le tecniche che, partendo da un approccio più razionale all’uso dell’acqua, puntano al risparmio idrico anche là dove l’acqua non scarseggia. Perciò sono tutte accortezze che puoi sfruttare in giardino e in campagna per consumare meno acqua ed evitare di sprecarla.

Risparmiare acqua è infatti una necessità. Già da diversi anni le temperature si sono alzate e la piovosità si è ridotta, con fenomeni spesso molto intensi che però forniscono poca pioggia utile, che è la frazione assorbita dal terreno e quindi a disposizione delle piante. Dalla prospettiva di chi coltiva per mestiere o per passione ciò significa irrigare di più e più a lungo. Se non è possibile coltivare senza acqua, oggi vedremo come coltivare con poca acqua e come fare per risparmiarla.

Aridocoltura in pratica: le tecniche

Le strategie dell’aridocoltura che puoi adottare anche nel tuo orto o in campagna sono: immagazzinare il più possibile nel terreno risorse idriche naturali (pioggia), ridurre le perdite d’acqua dal suolo, piantare specie e varietà aridoresistenti, adottare tecniche di coltivazione indirizzate al risparmio idrico.

Partiamo da queste ultime. Le tecniche di aridocoltura hanno infatti come obiettivo quello di conservare l’acqua nel terreno, in modo da limitare l’irrigazione all’indispensabile. Ecco cosa puoi fare in orto o in giardino per ottimizzare l’uso dell’acqua:

  • Lavorazioni del terreno

  • Controllo delle infestanti

  • Protezione dal vento

  • Pacciamatura

Con le lavorazioni superficiali del terreno interri il concime e/o la sostanza organica, ad esempio sotto forma di letame o compost. È ciò che fai vangando o fresando con motozappa o motocoltivatore per preparare l’orto e le aiuole del giardino ad accogliere le piante. Oltre a rendere il terreno meno compatto e più ospitale per le radici, la sostanza organica aumenta la sua capacità di trattenere l’acqua.

Specie nei terreni argillosi, la lavorazione rompe la crosta superficiale del terreno e rende il suolo più poroso, dunque più permeabile, facilitando così l’infiltrazione dell’acqua. Allo stesso tempo riduce il ruscellamento sulla superficie del terreno, che è una delle maggiori perdite d’acqua. Inoltre un suolo più poroso e soffice è, più in generale, un substrato favorevole alla crescita delle piante. In tema ti proponiamo un articolo su come fresare un terreno, e in particolare un terreno argilloso.

Le lavorazioni superficiali riducono l’evaporazione – un’altra importante perdita d’acqua dal suolo – interrompendo la risalita capillare dell’acqua dagli strati più profondi alla superficie del terreno. Inoltre eliminando le infestanti limitano la traspirazione, cioè la perdita d’acqua attraverso le foglie. Eliminare le infestanti significa anche avvantaggiare le piante coltivate, difendendole dalla concorrenza aggressiva delle malerbe non solo per l’acqua, ma anche per le sostanze nutritive, la luce e lo spazio. La sarchiatura è una lavorazione superficiale con cui, mentre la coltura è in corso, smuovi il terreno – ad esempio con la zappa – per rompere la crosta superficiale, ridurre l’evaporazione dal suolo e arieggiarlo, controllare le infestanti.

Le lavorazioni più profonde che fai in campagna, come l’aratura, fanno sì che le radici delle piante possano svilupparsi maggiormente ed esplorare il terreno più in profondità, sfruttandone al meglio l’umidità, anche raggiungendo l’acqua di risalita dalle falde superficiali.

 

La quantità d’acqua che evapora dal suolo e traspira dalle foglie – nell’insieme l’evotraspirazione – dipende dalla temperatura e dall’umidità dell’aria e dal vento. Per attenuare l’effetto del vento puoi ricorrere a barriere frangivento, che possono essere reti fitte o arelle sostenute da supporti. Come frangivento contro i venti dominanti della tua zona puoi sfruttare anche file di piante, siepi o singoli alberi. Le barriere frangivento hanno anche una funzione ombreggiante, proteggendo le tue piante da un eccessivo irraggiamento solare diretto.

Per conservare l’umidità nel suolo, evitandone la perdita per evaporazione, e difendere il terreno dall’irraggiamento solare, un sistema molto efficace è la pacciamatura. Pacciamare significa coprire il suolo con materiali naturali – come paglia, erba o foglie secche in uno strato spesso – o altro (teli di plastica o biodegradabili). L’efficacia della pacciamatura contro l’evaporazione è massima nelle prime fasi di crescita delle piante, quando il fogliame è poco sviluppato e, di conseguenza, l’incidenza della traspirazione è minima. Puoi sfruttare tutti i benefici della pacciamatura non solo nell’orto e nelle aiuole del giardino ma anche per proteggere arbusti e alberi nei primi anni di vita, compresi gli alberi da frutto e le viti in campagna. Questa tecnica infatti ti aiuta a preservare la struttura del terreno e a tenere sotto controllo le erbacce, in più nell’orto isola ortaggi e frutti dal suolo mantenendoli più sani e puliti. Inoltre se è fatta con materiali naturali nutre il terreno. Qui trovi i nostri suggerimenti per pacciamare al meglio.

In campagna, se hai un frutteto o un vigneto, l’inerbimento mantiene il terreno poroso e permeabile all’acqua, lo arricchisce di sostanza organica ed evita il ruscellamento. Però, a causa della competizione con le piante coltivate, non fa risparmiare acqua. Comunque con l’inerbimento controllato – cioè sfalciato ad esempio con decespugliatore, trinciatutto o trattorino – minimizzi la perdita d’acqua per traspirazione dalle superfici inerbite.

Le piante da aridocoltura

Per coltivare senz’acqua, o meglio, per coltivare sfruttando al massimo le risorse idriche naturali e ricorrendo meno all’irrigazione hai sostanzialmente due strade. Puoi scegliere piante da aridocoltura, che hanno cioè un fabbisogno idrico ridotto, oppure piante con un ciclo colturale che beneficia al massimo delle piogge stagionali e che raccogli prima che arrivi il periodo più caldo e asciutto.

Le prime sono piante che di solito hanno radici profonde ed espanse, capaci di estrarre l’acqua in modo efficiente, e/o hanno altre caratteristiche che le rendono resistenti alla siccità. Le seconde possono essere piante a ciclo autunno-primaverile, quindi che semini in autunno e raccogli in primavera. Altrimenti possono essere colture a ciclo primaverile-estivo quando puoi anticipare il più possibile l’epoca di semina/trapianto, ad esempio con varietà precoci o facendo germinare le piantine in semenzaio. Altre colture a ciclo primaverile-estivo adatte sono gli ortaggi a crescita veloce, come biete e bietole, alcune varietà di lattuga, ravanelli, rucola, spinaci.

Tra le piante orticole con esigenze idriche modeste trovi poi i legumi (ceci in particolare, ma anche fagioli, piselli e altro), le liliacee (aglio, cipolla, scalogno) e le patate. In generale poi, all’interno di una specie, le varietà nane e determinate (cioè che crescono poco in altezza) sono meno esigenti delle altre per quanto riguarda l’acqua. A ciò si aggiungono singole varietà – antiche, poco comuni, selezionate a livello locale etc. – con basso fabbisogno idrico.

In campagna invece puoi piantare vite e olivo, molto adatti agli ambienti siccitosi proprio grazie a radici molto sviluppate. Altri alberi da frutto aridoresistenti sono per esempio il fico, il giuggiolo e il mandorlo. Per l’aridoresistenza sulle specie arboree è decisivo anche il ruolo del portainnesto.

 

Coltivare senz’acqua, o meglio, con poca acqua

Come abbiamo visto l’aridocoltura si prende cura in special modo del suolo per far sì che accumuli acqua e ne perda il meno possibile. Quindi non è tanto un sistema per coltivare senz’acqua, ma per coltivare senza irrigazione o quasi, che diventa quindi un complemento dell’apporto idrico principale, dato dall’acqua piovana.

In orto e in campagna l’irrigazione deve in ogni caso essere efficiente, come con la microirrigazione a goccia, con cui fornisci piccole quantità d’acqua in modo localizzato, vicino alle radici delle piante, senza bagnare tutta la superficie del terreno. Evita invece l’irrigazione a pioggia – detta anche per aspersione – in particolare perché causa perdite d’acqua per evaporazione dal terreno e dalle foglie, non dà una copertura uniforme e favorisce lo sviluppo delle infestanti. Per di più le foglie bagnate sono facilmente attaccabili dalle malattie fungine.

Inoltre per non sprecare la risorsa, puoi creare un sistema per raccogliere l’acqua piovana dal tetto della casa e/o del garage e conservarla in un serbatoio. Per irrigare puoi anche riusare l’acqua che impieghi in cucina, ad esempio quella del lavaggio di frutta/verdura.

Mirando al risparmio idrico e all’irrigazione strettamente necessaria, l’aridocoltura è una risorsa non solo nelle zone aride, ma anche là dove l’approvvigionamento d’acqua è poco agevole e devi, per esempio, ricorrere a una motopompa. A proposito, ecco come la motopompa è un aiuto per irrigare.

Un orto senza sprechi d’acqua e di ogni altro genere è più sostenibile: scopri in cosa consiste la sostenibilità a misura di giardino.

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