Tutto sui vitigni: come sceglierli e piantarli

Dalla barbatella al vigneto

/ Ispirazioni

16/02/2024

Tempo di lettura stimato circa 6 minuti

Il termine vitigno deriva dal latino vitis, cioè “vite”, e significa “tipo di vite”; più precisamente designa una varietà di vite coltivata. Si avvicina a cultivar, che più in generale significa cultivated variety, varietà coltivata di una certa pianta (albero da frutto, ortaggio, pianta ornamentale o altro). Non tutte le viti infatti sono coltivate, cioè selezionate e usate per uno scopo, come produrre vino. Perché è così importante il tipo di vite? Tralasciando le uve da tavola e concentrandoci su quelle da vino, il vitigno è determinante per la qualità del vino stesso.

La viticoltura è diffusa in molte aree del mondo, praticamente in tutti i continenti. Tra varietà comuni e di nicchia, solo in Italia si stima che siano presenti circa 1.500 vitigni. Come esistono tanti vitigni, esistono tanti modi di classificarli. Ad esempio in base al colore dell’uva sono a bacca nera, bianca, rosa o grigia; in base all’origine geografica sono invece autoctoni, tradizionali o internazionali.

Un vitigno è una varietà di vite coltivata, mentre un vigneto (o vigna) indica sia il terreno in cui si coltivano viti, sia l’insieme delle viti che il terreno ospita. Oggi spiegheremo come scegliere un vitigno e come impiantarlo per fare una vigna.

 

Come scegliere il vitigno o tipo di vite

 

Vista la numerosità dei tipi di vite a disposizione, come fai a scegliere il vitigno giusto da piantare? Un criterio empirico per cominciare è guardarti intorno, osservando cosa fanno i viticoltori della tua zona.

La vite è una pianta perenne, che vive parecchi anni: un vigneto può infatti durare 20-30 anni o addirittura di più. Le decisioni prese prima di piantare le viti hanno conseguenze su ciò che accadrà negli anni successivi e gli errori commessi in quella fase sono difficili da sistemare. Insomma per ragioni di tempi e costi, con un vigneto è impensabile andare a tentativi.

Se chi fa dalla viticoltura una professione non è disposto a rischiare, questa condizione è magari meno stringente per chi coltiva pochi filari di vite per il gusto di produrre l’uva da consumare in famiglia. In ogni caso, prima di essere realizzato sul campo il vigneto va pensato e per tempo: la prima decisione da prendere è proprio quale tipo, o tipi, di vite coltivare.

Da manuale nello scegliere il vitigno devi tenere conto di diversi fattori:

  • L’ambiente pedoclimatico, cioè il tipo di terreno, il clima, la latitudine, l’altitudine, la morfologia del sito (esposizione, pendenza etc.).
  • La tradizione vitivinicola del luogo, in pratica la produzione per cui è più vocato.
  • Le norme in materia, che in linea di massima interessano solo i vignaioli che coltivano a scopo commerciale, non chi lavora un piccolo appezzamento solo per il consumo familiare.

A livello regionale/provinciale sono in vigore gli elenchi dei vitigni coltivabili che vincolano la scelta dei tipi di vite che si possono impiantare nel territorio. L’obbligo di piantare solo certi vitigni vale per i produttori di uva con un’attività imprenditoriale, gli elenchi sono comunque un buon punto di partenza perché “ufficializzano” la tradizione del posto. Questi elenchi si rifanno alle cultivar iscritte nel Registro nazionale delle varietà di vite (che oggi conta circa 600 cultivar da vino), un’altra risorsa a cui puoi fare riferimento. Se dove vivi la viticoltura ha radici profonde, probabilmente esistono degli studi sul territorio (zonazioni) promossi da un consorzio di tutela. Il materiale prodotto da questi studi è ricco di dati sulle condizioni pedoclimatiche del posto, ma anche di indicazioni riguardo ai vitigni, alle scelte in fase d’impianto e alle tecniche di gestione del vigneto.

La scelta del vitigno condiziona quella del portainnesto. Le piantine di vite che metti a dimora in vigna si chiamano barbatelle. Di solito una barbatella è formata da 2 porzioni di piante: il portainnesto, da cui si svilupperanno le radici, al quale è innestata la marza, che formerà la chioma. Portainnesto e marza appartengono a cultivar differenti: quella che identifica il vitigno è la cultivar della marza. La funzione del portainnesto è mediare tra il contesto pedoclimatico e il vitigno: sceglierlo correttamente è una questione tecnica, in cui non ci addentriamo, che deve considerare nel contempo vari parametri relativi a suolo, varietà di vite e portainnesto.

A rigore, una delle prime operazioni pre-impianto è l’analisi fisico-chimica del terreno. Per un piccolo vigneto domestico può non valerne la pena. Vale però l’indicazione di guardarsi intorno e, una volta scelto il tipo di vite da piantare, di contattare per tempo un vivaio specializzato per farsi consigliare sulla miglior combinazione marza-portainnesto delle barbatelle.

 

Come piantare la vigna

La scelta del vitigno influisce sulle decisioni relative alle modalità d’impianto del vigneto. Quindi quante barbatelle puoi piantare? Dipende dallo spazio disponibile, o per meglio dire, dalla densità d’impianto che preferisci adottare per la vigna (numero di piante per ettaro, da bassa ad alta) e dalla forma d’allevamento. La forma d’allevamento è la configurazione che, nel vigneto, dai alle viti grazie a un’impalcatura di sostegno composta da pali e fili. Attualmente le forme d’allevamento più diffuse sono quelle a spalliera, come il Guyot e il cordone speronato. Quindi partendo dalle misure del campo, in base alla densità e al sesto d’impianto (distanza tra le file di viti e tra le viti sulla singola fila) ottieni il numero di filari e di piante per filare e, in pratica, quante viti vanno piantate.

La distanza tra i filari del vigneto va valutata così che le file di viti non si facciano ombra: la vite è una pianta eliofila e l’energia del sole è essenziale perché l’uva maturi. Allo stesso tempo una distanza opportuna fa sì che le chiome siano arieggiate, quindi le piante meno soggette a malattie. Inoltre ti permette di lavorare nel vigneto con comodità, ad esempio per sfalciare gli interfilari con il trinciatutto o il trattorino. Oppure quando sfalci il sottofila con il trinciatutto o il decespugliatore o quando lavori il terreno sottochioma con la motozappa.

Di norma il periodo migliore per impiantare le barbatelle è l’autunno o comunque il riposo vegetativo, in modo che alla ripresa primaverile le viti siano a dimora già da qualche mese, pronte a germogliare. Per l’impianto il vigneto deve essere in ordine; il terreno va quindi preparato con buon anticipo: ciò significa ripulirlo dalla vegetazione e lavorarlo, quindi eliminare pietre e simili, infine fare una concimazione di fondo. La pulizia del terreno può variare dal semplice taglio di erbacce con trinciatutto o decespugliatore allo sradicamento di alberi e arbusti. Per lavorare il terreno e interrare il concime, ad esempio del letame, può essere sufficiente la motozappa (equipaggiata di vomere per la prima operazione).

Prima di mettere a dimora le piantine di vite, per ogni filare del vigneto bisogna allestire le strutture di sostegno (pali di testata e intermedi, in legno o altro materiale). Puoi piantare le barbatelle semplicemente scavando per ciascuna una buca, posizionando la piantina, chiudendo lo scavo e compattando il terreno in superficie. Una volta piantate, lungo i filari alle altezze previste per la forma d’allevamento, monta e metti in tensione, i fili metallici che sosterranno il fusto e i tralci delle viti. Infine, per ogni barbatella, affianca un tutore e lega la piantina al filo più basso.

Per trasportare senza fatica tutti i materiali e l’attrezzatura, necessari a predisporre il terreno del vigneto e mettere in opera le strutture di sostegno, puoi usare una motocarriola.

Oltre alle scelte d’impianto di cui abbiamo appena parlato – vitigno, portainnesto, forma d’allevamento etc. –, per la vigna c’è un’altra categoria di valutazioni da fare al più presto. Sono quelle che riguardano la gestione del vigneto, vale a dire la gestione delle viti e del suolo. Sulla gestione delle viti con la potatura invernale e i lavori di potatura verde, trovi una panoramica nel nostro articolo sulle attività in vigna mese per mese.

La gestione del suolo ha a che vedere con la fertilità del terreno, a cui sono strettamente collegate l’irrigazione e la concimazione, cioè l’apporto di acqua e sostanze nutritive. Sulla gestione del suolo, tra inerbimento e lavorazione, puoi dare un’occhiata a come pulire il vigneto con il decespugliatore. Per conoscere i vantaggi della biodiversità in vigna potresti leggere quali piante crescono bene con la vite.

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